Il profluvio di commenti letti in questi giorni sul rapporto Svimez che per l’ennesima volta certifica l’ininterrotto esodo dei giovani del Sud, ci fa purtroppo registrare la grande assenza di una capacità lucida di lettura e comprensione del mutamento che questo stesso esodo ha subito nel tempo.
Oggi, ad emigrare, sono soprattutto quei giovani che hanno aspettative precise legate alle opportunità di una più alta formazione e ambizioni professionali concrete per le capacità che sentono di avere.
È un fenomeno nuovo, per il quale bisogna trovare un nuovo linguaggio, un nuovo pensiero, e nuove risposte realmente capaci di fermare quello che di fatto sta diventando un doppio processo di impoverimento: quello delle famiglie costrette a sostenere le spese necessarie a far studiare i propri figli fuori e quello rappresentato da questi stessi giovani che, nella stragrande maggioranza dei casi, non torneranno più.
Per questo da giovani professionisti e giovani imprenditori che hanno scelto di restare al Sud – ma che proprio per questo sperimentano a fondo tutti i limiti di questa scelta, oltre a conoscere da vicino la realtà e le motivazioni dei nostri coetanei che hanno, legittimamente, preferito quella opposta – vogliamo provare ad offrire un contributo ragionato si questo tema. Un contributo arricchito dal valore aggiunto che rappresenta la stessa realtà associativa in cui operiamo, quella della Compagnia delle Opere, che in questi ultimi anni ha compiuto un decisivo percorso di attenzione ai giovani, a cominciare da un rinnovamento profondo degli organi dirigenti e da una serie di iniziative specifiche, tra le quali un proficuo incontro – lo scorso febbraio – con il presidente nazionale Bernhard Scholz.
“Se la Compagnia delle Opere è un grande laboratorio in cui si impara a lavorare insieme per crescere, i giovani imprenditori siciliani dimostrano di aver già fatto tesoro della lezione. Rinnoviamo l’esperienza che lavorare con gli altri è un bene per noi stessi”, ci aveva detto Scholz in quella occasione, raccogliendo le nostre esperienze la testimonianza di una doppia fatica, di una doppia penalizzazione, di un doppio sforzo, ma anche di una doppia creatività, di una doppia attenzione, di una doppia determinazione, da parte di chi – come noi – ha deciso di continuare a investire qui la propria idea imprenditoriale e di farlo creando valore professionale, sociale ed etico, pur a fronte di un’endemica resistenza all’innovazione e al cambiamento.
Proprio il valore della relazione, infatti, è ciò che quotidianamente sperimentiamo all’interno di un’associazione come la Cdo. Per questo riteniamo che dovrebbe poter essere sperimentato in modo strutturato, a livello di sistema sociale, per offrire sostegno, motivazione, incoraggiamento, ma non solo: c’è un aspetto della relazione strettamente legato alla possibilità di trasmettere, da parte dei “senior”, conoscenza, consapevolezza e sicurezza nelle decisioni, ma ce n’è anche uno legato alla semplice possibilità di confrontare e condividere idee e strumenti per costruire progetti individuali e collettivi laddove il pubblico non arriva o ha già fallito.
Abbiamo toccato con mano come questo possa rappresentare un modo per darci il coraggio di “aprire il coperchio” di questo grande contenitore che è la Sicilia, un contenitore di ricchezza e infinite possibilità, che attendono solo di essere sfruttate attraverso investimenti in settori come quello turistico, al pari di quello culturale o agricolo o ambientale.
Lavoro e formazione, però, non possono che camminare insieme e oggi è questa l’opportunità più grande che ci manca: formazione qualificata da offrire ai nostri giovani per restare a studiare qui, formazione qualificata da impiegare poi nelle nostre imprese per accrescerne la competitività.
Ecco, questo è solo uno dei tanti fronti in cui l’impresa, da sola, non può arrivare e ha bisogno di chiedere alle istituzioni una nuova capacità di visione.
Giovani che viaggiano, studiano, fanno esperienze, hanno bisogno di trovare aderenza tra obiettivi e realtà, hanno bisogno di trovare stimoli in città che credono nella bellezza ed esprimono progettualità, premiando le idee innovative, hanno bisogno di istituzioni che richiamano senso civico e spirito di comunità, hanno bisogno di vedere che il “pubblico” è capace davvero di incidere sul territorio, in tempi rapidi e con modi efficaci.
Tutto questo – in termini di stile – ancor prima di mettere in campo misure ormai indispensabili di aiuto concreto e non assistenziale, in termini di vantaggi sull’alta specializzazione e sul lavoro giovanile.
Crediamo in un futuro che veda possibile fenomeni di migrazione di ritorno, a patto che sia possibile innescare concretamente – nel segno della relazione e dell’alta formazione – questo tipo di processi positivi.
Catania, 8 agosto 2019
Il presidente Salvatore Contrafatto, il direttore Claudia Fuccio
e i giovani imprenditori di Cdo Domenico Bruno, Giuseppe Guglielmino, Mario Indovina, Davide Impallomeni Rosario Salanitri, Cristina Scuderi