A tre mesi di distanza da Expandere, l’evento di rete che ha avuto per tema “Time to Challenge”, la Compagnia delle Opere Sicilia convoca i propri soci per la consueta Assemblea di inizio d’anno, in cui verrà condivisa l’agenda dei lavori e dei valori per il 2020, e che avrà come tema proprio la sfida. Una sfida che adesso è regionale, una sfida per la Sicilia, che avrà come protagonista il network dei professionisti e degli imprenditori associati, che da tempo si stanno dedicando a rendere concrete e reali le potenzialità del rilancio, economico e sociale, del territorio siciliano.

L’Assemblea è fissata il 27 febbraio 2020 alle 19.00 al Teatro stabile di Catania, un luogo che ha un valore preciso: un’istituzione simbolo della qualità della vita culturale della città, la cui rinascita e la cui sopravvivenza è stata finora possibile anche grazie al fondamentale contributo delle imprese private, in particolare proprio quelle legate all’associazione.
A dialogare con gli associati ci sarà Alberto Brugnoli, professore associato di Economia applicata all’Università di Bergamo e Direttore Scientifico della Fondazione per la Sussidiarietà, che presenterà “Il Rapporto Sussidiarietà e PMI per lo sviluppo sostenibile”.

«Il nuovo presidente CdO nazionale, Guido Bardelli – conferma Claudia Fuccio, direttore di Cdo Sicilia ci ha ricordato, nei giorni scorsi, che a fronte di una farraginosa ripresa economica a crescere velocemente è il rancore tra le persone e tra i protagonisti della politica. In questo senso, il ruolo della nostra associazione – un luogo a servizio delle persone che lavorano e una rete a servizio delle aziende siciliane – è quello di lavorare sull’amicizia e l’empatia, anche andando “contro corrente” e contrapponendo all’attuale stato di rancoroso torpore e sfiducia condivisa, lo stupore del saper fare e l’adrenalina positiva che la sfida della rinascita porta con sé».
E la sfida, come detto, per la CdO Sicilia è l’Isola. Le sue imprese, la sua gente, il suo territorio. Una sfida che non si può assumere se non stando uniti. Continua Fuccio: «Cosa proponiamo di fare concretamente ai nostri soci? Li inviteremo più che mai a sfidare il presente con un atteggiamento unitario e di condivisione delle esperienze, in una visione di bene comune e di squadra, per apportare dei cambiamenti visibili sul territorio, puntando sulla qualità delle relazioni. Anche alla comunità di Catania e alla sua amministrazione comunale vogliamo porre questa sfida: individuare insieme su quali ambiti il nostro network – il vero punto di forza CdO – può intervenire e operare, per proporre nuove idee, soluzioni di crescita, energie ed esperienze».

A sottolineare l’importanza del concetto della sfida per e dentro la Sicilia, è anche il presidente di CdO Sicilia, Salvatore Contrafatto: «Credo sia necessario sottolineare come la parola “sfida” rimandi la fotografia esatta di quanto stanno facendo tante famiglie, tante imprese e tante opere sociali, che affrontano con eroismo la drammaticità della situazione attuale. Anzi, proprio partendo da essa cercano addirittura di cambiare orientamento, di riprendere un lavoro, di creare qualche cosa di diverso, che sia possibilmente nuovo. In questo senso, in un momento in cui tutta la vita sociale sembra oscillare tra l’accettazione passiva della situazione o l’insurrezione rabbiosa per scardinare lo status quo, è più che mai necessario riproporre l’esperienza di un realismo che sappia accogliere la realtà così come si presenta, per migliorarla, per trasformarla, vivendo e promovendo il lavoro e le opere come espressione di una esperienza umana diversa, autentica».
«Durante l’Assemblea di fine febbraio» conclude Contrafatto: «cercheremo di rispondere alla domanda che ci viene poste in questo faticoso momento: vale ancora l’esperienza della Compagnia delle Opere in Sicilia? Io sono convinto di sì. E per tre buoni motivi. Primo: il nostro metodo fondato sulla valorizzazione, l’incontro e la rete serve a portare alla scoperta del bene che la realtà racchiude, per scoprirlo e renderlo utile al mondo. È con questo metodo che cerchiamo di sfuggire alla oscillazione tra statalismo e liberalismo, che incardina il dibattito nel nostro territorio. Secondo: la nostra “amicizia operativa” non è qualcosa che si aggiunge alla vita, all’economia, ma riguarda la radice dell’agire stesso dell’uomo. Un agire e un decidere nel concreto, dentro un tessuto relazionale. Terzo: le tante eccellenze siciliane – come l’agroalimentare, il turismo, l’edilizia, la sanità – hanno l’obbligo, in quanto espressione dello stesso territorio, di dialogare tra loro cercando di lavorare insieme a tutte le persone, istituzioni e associazioni disponibili a una collaborazione per poter contribuire con la propria identità ed esperienza al bene comune».